Il cittadino illustre – oltre il simulacro


locandina film "Il cittadino illustre"Andar via dal proprio paese e ritornare dopo 40 anni… è quanto ha fatto Daniel Mantovani, scrittore di successo, di fama internazionale, protagonista de “Il cittadino illustre”.

Nella scena iniziale Daniel è a Stoccolma, per l’assegnazione del Nobel alla letteratura. Il suo discorso gela tutti, per dare spazio, poco dopo, ad applausi acclamati. E’ da una parte lusingato, dall’altra convinto, che questo premio, se mette d’accordo tutti, certifica in qualche modo il suo declino come artista, che invece, dovrebbe scuotere, perturbare sollevare domande… e difatti Daniel, per l’intera durata del film, non smette mai di farci interrogare… personaggio stimato, acclamato, celebrato, poi conosciuto più da vicino, e anche in-comodo, persino un estraneo da annientare e scacciar via.

Dopo il Nobel Daniel è richiestissimo, lo vediamo nella sua villa di Barcellona, con la sua assistente, a negare la partecipazione a qualsiasi evento pubblico. Da cinque anni impera la pagina bianca, l’ispirazione si è spenta, ma un invito fra tutti, il meno prestigioso, riesce in qualche modo a risvegliarlo: la sua città natale, Salas, vuole consegnargli la medaglia di cittadino onorario.
Salas è una piccola comunità a 700 km da Buenos Aires, in Argentina, è il luogo della sua infanzia e giovinezza, ha sempre rappresentato la principale fonte di ispirazione per personaggi e paesaggi dei suoi libri e allo stesso tempo il ricordo ingombrante da tenere a distanza di sicurezza.
Dopo una profonda riflessione Daniel decide di accettare l’invito e andare in Argentina… 40 anni di vita lo separano da lì.

Inaspettatamente, la permanenza a SALAS, cittadina palindroma, dove tutto ha origine e tutto ricomincia, si rivelerà sentimentale, nostalgica, grottesca, comica e tragica allo stesso tempo.
Daniel ritroverà vecchi amori, amici e conoscenti, ma riscoprirà anche le profonde differenze che lo hanno allontanato da quel paese, costruendo una vita altrove.
Riemergerà il suo rifiuto per un provincialismo statico che non evolve verso possibili cambiamenti, alimentato da ipocrisie, disuguaglianze, ma anche da una vita fatta di una quotidianità umile e semplice.

Quella calorosa, orgogliosa e anche un po’ spettacolare accoglienza che gli viene riservata all’inizio, sfocerà in un secondo momento anche in invadenza, da parte di chi, in nome di una sorta di com-paesanità, pretenderebbe vicinanza, confidenza, o alleanza, che spesso genera solo con-fusione; oppure si tramuterà in prepotenza e violenza da parte di chi si sente giudicato, umiliato o destabilizzato da colui che viene ormai vissuto come troppo diverso da quella comunità.

In queste interazioni anche noi conosceremo meglio Daniel, le sue contraddizioni, debolezze, superbie, il suo tenere a distanza, così come la sua sensibilità, il suo profondo e sincero desiderio di rientrare in contatto con i ricordi del passato e ritrovare la propria storia.

Molti hanno definito la regia degli argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat scarna e semplice, a differenza della sceneggiatura, di gran pregio… non a caso il film è suddiviso in capitoli, come se stessimo leggendo un libro… passibile di continue riletture…

Daniel Mantovani racchiude nel suo personaggio l’emblema dello straniero in patria, colui che ha preso le distanze da una cultura e una mentalità che non condivide, che gli sta stretta, ma che resta indissolubilmente in contatto con la sua patria attraverso dolci e amari ricordi. Ma rappresenta anche l’artista che si ritrova a dover fare una scelta, abbandonare le proprie radici per evolvere altrove, allargare i propri orizzonti da quell’universo vissuto come un limite, ma anche come una ricchezza infinita, se guardato a dovuta distanza. Non a caso Daniel con il suo ritorno resta imbrigliato in una realtà travolgente, che lo costringe a viverla a ri-conoscerla e a farsi conoscere oltre il simulacro dell’artista… ma sarà necessario riprendere nuovamente le distanze dal passato per poter riscrivere il proprio presente.

Il cittadino illustre è un film che ci ricorda…

… che la storia di un paese, si può respirare, assaporare, conoscere, nella quotidianità delle vite delle persone che quella storia hanno costruito ed ereditato.

… che a nessuno scrittore argentino, persino Jorge Luis Borges, è stato mai conferito un nobel per la letteratura!

… che l’atto creativo è un punto di vista, e un punto di vista è sempre una commistione fra realtà e immaginazione.

… che per riscrivere il proprio presente è necessario rituffarsi nel passato e solo dopo riprenderne le distanze.

… che oltre l’artista c’è l’uomo…

Marzia Roberto
Psicologa – Psicoterapeuta

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