Molte attività quotidiane vengono svolte senza voglia, con molta fretta, mentre la mente si perde vagando chissà dove da pensiero a pensiero.
Quando non riusciamo a rimanere concentrati su un’idea e stiamo già pensando alla cosa successiva è perché la immaginiamo più piacevole? Quando incontriamo un amico stiamo già riflettendo sull’appuntamento che avremo l’indomani?
Svolgere le nostre attività in questo modo, spesso è piacevole, ci fa essere immersi in qualcosa che sta tutta fuori di noi, tuttavia, significa “essere divisi non essere pienamente vivi” (Hanh, 1993).
Due giorni fa L., una giovane donna di 36 anni, durante l’ora di terapia mi ha chiesto se è destinata ad essere una persona con la mente sempre immersa nel futuro, intrappolata in movimenti in avanti o in pensieri del passato, perché questo la fa sentire non viva.
L. è confusa, in ansia, non sa da dove partire per vivere il “qui e ora”, il momento presente, l’oggetto che sta guardando, l’azione che sta praticando, la sensazione di umido che percepisce sulle spalle ancora bagnate di pioggia.
Mi ritrovo a dirle che ogni pensiero o azione, co-esiste in ogni singolo istante e che è dentro e fuori di noi, ma che semplicemente non ne siamo consapevoli.
Le propongo di fermarsi e capire cosa ha dentro nelle attività che quotidianamente usa per stare fuori, così da poterla aiutare ad essere consapevole di più momenti che vive.
L. fatica a capire come sia possibile che ogni attività quotidiana possa scandire momenti di consapevolezza. La parola consapevolezza fa proprio fatica a entrare nelle sue corde emotive.
Riusciamo a definire la consapevolezza come guardare con attenzione, non giudicante, i pensieri e i momenti senza rimanere coinvolti o dominati da essi. Col tempo imparerà ad accogliere l’interconnessione di tutte le cose.
“Aprendoci alla ricchezza dell’esperienza, infatti, le paure possono svanire e può crescere la capacità di apprezzare tutto ciò che ci circonda. Con un po’ di esercizio, quando guardiamo una cosa e la guardiamo in profondità vedremo anche noi.” (Montano, 2007).
Essere presenti nel “qui e ora” è in concretezza inter-essere con ogni altra cosa.
Propongo a L. di scegliere un’ attività quotidiana dalla quale partire. Decide che si dedicherà a lavare i piatti non solo per mettere ordine in cucina ma per il gusto di farlo. Lavare i piatti fuori dal flusso del tempo e dei pensieri, portando attenzione anzitutto alle sensazioni fisiche, potrà essere un modo per superare la separazione, per non essere divisa dal resto delle cose.
Utilizzare un’attività domestica, il lavare i piatti, come un momento quotidiano che riporta al momento presente.
Allenarsi ad acquisire e mantenere la consapevolezza in alcune attività non si ridurrà ad un mero esercizio per L., ma potrebbe diventare una sorta di meditazione non strutturata ed estendersi a ogni attività della vita di tutti i giorni.
Successivamente potrà imparare a trasformare un sentimento di rabbia in un sentimento interessante semplicemente acquisendone consapevolezza.
Esiste un tipo di meditazione informale che non ha bisogno di una sala silenziosa o di comodi cuscini per essere praticata e che può essere utile per combattere depressione ansia e stress quotidiano. Potremmo mettere un post-it colorato al pc, un bracciale o un anello, una sveglia, creare un piccolo campanello personale di consapevolezza che ci aiuti ad essere nel presente.
La mente umana è piena di caos, la consapevolezza ci può aiutare a ordinare il caos, a vedere che ogni cosa ha il suo posto.
Siamo bravissimi a prepararci la vita, a studiare anni per una laurea, a lavorare sodo per un impiego, pero ci riesce difficile ricordare che siamo vivi nel momento presente che è l’unico che ci è dato per essere vivi.
Ogni mattina abbiamo ventiquattr’ore tutte nuove da vivere (Thich Nhat Hanh).
Antonietta Dattola
Psicologa – Psicoterapeuta