“La pittura deve avere un contenuto psicologico.
Io stronco sul nascere ogni mio impulso decoratico.
Attenuo il bianco, amalgamo il blu con mille pensieri”.
Marc Chagall
Dopo più di vent’anni, ho compreso perché, all’epoca della mia adolescenza, considerassi Chagall fra i miei pittori preferiti. La mostra in corso a Roma dal 16 marzo al 26 luglio 2015 al Chiostro del Bramante, “Chagall. Love and Life”, me ne ha dato la possibilità.
Non le grandi opere conosciute ai più, non le più appariscenti tele dai colori impressionanti, ma un inaspettato e piacevolissimo percorso fra disegni, litografie, gouache, acqueforti, acquerelli e olii, per la prima volta in Italia…forse proprio una simile novità ci permette di immergerci nella poetica estetica di Marc Chagall in modo più immediato e profondo. Chagall stesso afferma il suo intento di “…dipingere quello che non si poteva esprimere a parole“…quel mondo guardato attraverso gli occhi dell’infanzia…in cui le immagini si fondono e confondono quasi, in nuove creazioni, tutte personali: un musicista che sembra quasi vestirsi del suo violoncello, personaggi a testa in giù, in volo o con piccole case sulla testa, embrioni di animali che dormono nelle pance delle proprie madri ma che già guardano fuori, colli che si allungano per raggiungere le labbra della propria amata…le prospettive sembrano muoversi dall’interno e rivolgersi verso un paesaggio che cambia al nostro sguardo, incuriosito, malinconico, estasiato, commosso, il paesaggio della sua città natale, che ritrae a parole in Ma Vie, la sua autobiografia, “Non c’è altro posto come Vitebsk; un paese strano, un paese infelice, un paese noioso…è solo la mia città, la mia, che ho riscoperto. Torno a lei pieno di emozione.”
Ecco perché adoravo Chagall, senza saperlo…perché è riuscito a mettere insieme i suoi fantasmi e le gioie della sua vita, in un connubio di realtà e fantasia che arriva a noi tanto delicato quanto vigoroso, un sodalizio che non manca mai di ricordarci quanto l’amore per la vita sia inconsistente senza un dialogo profondo con le proprie e altrui sofferenze. Lui stesso scrive, nel 1918 “La mia anima è la mia patria, vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa…questa casa accoglie la mia tristezza e la mia solitudine e non ha altre case intorno; furono distrutte durante la mia infanzia, i loro inquilini ora volano nell’aria, vivono nella mia anima. Eccomi, ci sono! È la mia città, la mia tomba…qui mi schiudo come il fiore di tabacco, al ritmo delle sere e delle notti…lavoro.“
Se volessimo circoscrivere l’arte di Chagall in uno o più stili o movimenti pittorici noti, rischieremmo di spezzare le ali alla forza della sua pittura nel librarsi verso un mondo fiabesco e onirico senza confini. Forse in questa esposizione ritroviamo l’aspetto più creativo: dalle rappresentazioni delle Anime Morte di Gogol’, a quelle delle favole di La Fontaine, alle illustrazioni per la Bibbia, come in un tentativo riuscitissimo di trasporre in immagini il linguaggio della letteratura, le metafore della fiaba e la simbologia della propria religiosità.
Se i valori della sua vita e della sua arte si sintetizzano in: natura, spiritualità e amore…possiamo intravedere nelle sue opere quell’altrove che prende forma e colore dall’anima: “La psiche deve trovare la propria via nei dipinti. Bisogna lavorare sul quadro pensando che qualcosa della propria anima entrerà a farne parte e gli darà sostanza”.
D’altronde, proprio l’amore ritrovato, perduto e nuovamente ritrovato, sembra aver dato forza al suo lavoro…e allo stesso tempo le sue creazioni hanno saputo esprimere la potenza di un legame indissolubile e sacro con l’arte e soprattutto con sua moglie Bella, compagna in vita e in morte. Così Chagall descrive il giorno del loro matrimonio: “Commosso stringevo le mani fini e ossute di mia moglie. Avevo voglia di fuggire con lei in mezzo ai campi, di baciarla e di scoppiare a ridere”.
Dunque, dalle atmosfere angoscianti de “Il crocifisso”, fino alla gioia che si irradia dalla “Passeggiata”, attraversiamo un mondo abitato da allegorie, personaggi fantasmatici, animali parlanti e teste fluttuanti…”Se creo qualcosa usando il cuore, molto facilmente funzionerà; se invece uso la testa sarà molto difficile“…e forse bisogna proprio perdere la testa per qualche ora, per far risuonare la sua arte poetica in questo viaggio incantato, ma mai spaesato.
Marzia Roberto
Psicologa – Psicoterapeuta